Oro, incenso e Grillo

Un'epifania liberale

di Nicolò Rinaldi

I Re Magi sono venuti da ancora più lontano, con in dono un bicchiere che in questo caso non sarà mezzo pieno o mezzo vuoto, ma tutto pieno o tutto vuoto. L’ingresso del Movimento Cinque Stelle tra i liberal-democratici europei è una sorpresa per tutti – grillini, membri dell’ALDE, altri partiti. Svolta inaspettata e covata in pochi giorni durante le feste natalizie, rappresenta una scelta rischiosa, coraggiosa, opportunistica – tutto questo insieme. Le due parti hanno molto da perdere, e da vincere, e data la natura dei due contraenti non c’è spazio per le mezze misure. Se, passatemi il termine, si sputtana l’uno, si sputtana anche l’altro, se funziona per l’uno, è un successo anche per l’altro. E mentre attivisti del M5S e liberali doc si stracciano le vesti o restano perplessi, cerchiamo di mettere in ordine qualche punto fisso.
1) Le affiliazioni politiche europee non sono orpelli, ma determinano spesso gli stessi posizionamenti interni. Quando Berlusconi entrò nel PPE (inaspettatamente e contro l’allora PPI), Forza Italia si ritrovò improvvisamente al centro della politica italiana, moderata e diretta interlocutrice dei più autorevoli governi europei. Quando l’IdV investì nell’ALDE, un partito tacciato di visione personalistica e di nicchia giustizialista divenne un soggetto potenzialmente capace di aspirare al ruolo di terza forza. Quando la primissima Lega fu cacciata dall’ELDR venne relegata a forza secessionista. Con l’ingresso nel PSE, il PD ha compiuto un salto mica da poco. Partiti più piccoli (come il PSI) mantengono un ruolo nazionale grazie all’appartenenza storica alla propria famiglia europea. Per il M5S l’ingresso nell’ALDE è questione più tecnica (si aderisce solo al gruppo parlamentare, non al partito europeo), ma qualcosa cambierà pure nella pelle del movimento. Da grillino non mi preoccuperei della paventata omologazione del movimento, sufficientemente attrezzato per la sua non banalizzazione, guarderei invece con fiducia, se non con lo sguardo dell’aquila che approfitta della sua preda, come dell’occasione per un salto di qualità politica propedeutico al diventare forza di governo.
2) Detto questo, l’ALDE in questi anni è stata usata parecchio come area di transito da forze politiche italiane in cerca di un’identità. Molti sono passati (brevemente la Lega del ’94, transfughi liberali di Forza Italia, Asinello, Margherita, IdV – ogni volta facendo storcere il naso a chi, molto più piccolo, nell’ALDE ha sempre avuto un riferimento ideale stabile ovvero ai repubblicani, ai liberali e più recentemente ai radicali. Molti di questi transiti si sono persi nel tempo e non hanno mutato la pelle a nessuno, né a queste forze politiche di passaggio e tantomeno all’ALDE.
Sono i sortilegi del trovarsi, in Europa come in Italia, a svolgere il ruolo di terza forza: quasi chiunque si contrapponga a conservatori e socialisti e non abbia una connotazione ambientalista o di sinistra radicale, ha finito per avere un rapporto con l’ALDE. Che a sua volta ha dimostrato di saper integrare nelle sue fila, chi più e chi meno a lungo Lapo Pistelli ed Emma Bonino, De Magistris e Visentini, La Malfa e Giulietto Chiesa, Luciana Sbarbati e Umberto Bossi, solo per citare qualcuno. Anche Berlusconi fu brevemente in contatto con l’ALDE. Né altrove le cose sono molto diverse: si guardi la storia della composizione delle altre famiglie europee, spesso scandite da incontri tra tradizioni diverse come è inevitabile che sia in un’Europa di 28 modi diversi di fare politica (nel quale gli italiani eccellono per peculiarità tutte nostre). Scandalizzarsi oggi per la scelta dell’ALDE significa ignorare la sua storia dei rapporti con il panorama italiano. Rispetto a prima, però, manca un garante italiano, una voce che dentro il gruppo dell'ALDE possa coadiuvare, interpellare, controbilanciare, la presenza grillina che si ritroverà in una posizione di monopolio. Non è una piccola differenza.
3) Questa flessibilità mostrata dall’ALDE non deve essere scambiata per trasformismo politico: esistono molti modi diversi di essere liberal-democratici, e mai l’ALDE ha messo in discussione i suoi due pilastri di pensiero e di posizione: la persona al centro del processo politico (dai diritti umani all’insofferenza contro la burocrazia, dalla laicità all’enfasi per la formazione di ciascuno), e la convinzione che o si fa l’Europa politica e si affrontano i problemi in una prospettiva federalista, oppure si è persi e niente si è capito della nostra storia e delle nostre sfide (tutte: dal crimine organizzato al terrorismo, dalla finanza al clima, eccetera, niente si risolve con la nostalgica difesa delle sovranità nazionali). Il tutto è stato sempre condito da un certo gusto per la provocazione o quanto meno per il non conformismo con il quale i grillini andranno a nozze.
4) Piuttosto, gli attivisti del movimento dovrebbero far piazza pulita di una serie di generalizzazioni alquanto superficiali rispetto all’ALDE: non è una famiglia liberista, dei poteri forti, delle banche, di Monti (che andava ai vertici del PPE, mai venuto all’ALDE, dove invece c’era Di Pietro). Stereotipi che provengono anche dalla scarsa conoscenza in Italia, diffusa nei blogger come in parte dei media fino a pervadere settori dell’opinione pubblica, di cosa voglia dire essere liberali, della portata trasgressiva del pensiero liberale, della rivoluzione laica, delle implicazioni immense di un’Europa federale che è tutt’altro rispetto all’attuale, di cosa imlichi, a titolo di esempio, un mercato organizzato in modo da permettere ai giovani di emergere senza padrini e che sia contrapposto ai poteri dei monopoli (compreso quello dell’informazione), o un mondo con minori frontiere. Essere liberali, federalisti, laici: tutte cose che nel nostro paese, dove pare vigere una perenne Controriforma, sono sempre state travisate ad arte, e che il voto degli attivisti farebbero bene a correggere.
5) Tuttavia, rispetto all’ALDE, il M5S viene da molto lontano: c’è l’opposizione, mai del tutto chiarita, all’euro (sulla quale si ritrovano anche alcuni repubblicani come Giorgio La Malfa e altri liberal-democratici delusi dell’aver anteposto l’integrazione monetaria a quella politica) e il giudizio negativo verso l’UE (verso la quale, per come la sua deriva inter-governativa l’ha trasformata, l’insofferenza di molti federalisti dell’ALDE è nota). C’è la costante ambiguità su mille distinte politiche: immigrazione, affari esteri, laicità delle istituzioni, diritti civili e altro. Ma c’è anche una sorta di demonizzazione dell’ALDE in quanto tale e del suo presidente Verhofstadt in particolare che è stata moneta corrente fino a ieri. Mettiamola così: il “blog” dovrà cambiare tono. Su alcuni temi, e nemmeno da poco, come il libero commercio, i punti di dissenso ci saranno in modo strutturale, ma nemmeno questo è una novità (basti pensare che Giulietto Chiesa fu nominato dall’ALDE vice-presidente della commissione per il commercio internazionale). Ma sono pronto a scommettere che i grillini – eletti e “popolo” – troveranno una cordialità umana e una narrazione da parte di Verhofstadt & C. che in breve tempo si rivelerà loro ben più congeniale di quanto abbiano conosciuto finora.
6) Il matrimonio non è stato preparato a lungo, tutt’altro, e appare un colpo di fulmine a freddo: Grillo offre l’onore delle armi a Farage ma riconosce che quell’alleanza non ha alcuna prospettiva data l’uscita del Regno Unito dall’UE. Aggiungo qualcosa di più: al di là della simpatia reciproca, forse quell’alleanza non ha mai veramente funzionato. Non dispongo di statistiche, ma non mi sorprenderei affatto che nel comportamento di voto al Parlamento Europeo i grillini votino molto più in sintonia con l’ALDE che non con l’UKIP. In ogni caso in Europa non esistono alleanza celestiali: se ci si trova sulla contestazione alla politica monetaria, ma ci si divide su quella per l’ambiente, se si è entrambi protezionisti la si vede poi in maniera opposta sulla politica estera, e così via, nei pezzetti dell’imperfetto domino europeo.
7) Il problema è anche più profondo: l’opposizione anti-establishment britannica non avrà mai le stesse prospettive né gli stessi problemi di quella contro l’establishment italiano – dove, tanto per dirne una, questa opposizione si deve far carico anche di riscrivere le regole di un mercato drogato da posizioni di finta liberalizzazione, di monopoli di fatto, di intrecci costanti tra Stato e mercato, o tra crimine e mercato, cose risolte da tempo in Gran Bretagna, per non parlare del pluralismo dell'informazione. Sotto questo profilo, l’ALDE può essere un ambiente di molto maggiore sostegno.
8) La vera posta in gioco è un’altra. Ed è su questo che gli elettori grillini dovrebbero riflettere. Perché non escludo, anzi, che Grillo si ponga la questione di formare una classe dirigente che presto potrebbe andare al governo. In questo l’ALDE è anche una palestra, una via di mezzo tra cultura di governo e tensione da costante opposizione, come si conviene a una terza forza, sempre propensa a una visione aperta alle nuove frontiere –tecnologiche, dei diritti, delle nuove politiche.
Questo vale da subito anche per l’azione in Europa: disporre alle spalle di un gruppo politico vero e forte come l’ALDE permette di avviare battaglie che finora sono mancate. Con una forza di appena sei o sette deputati, l’IdV in cinque anni in Europa ottenne la chiusura di Malagrotta (facendo sponda costante col commissario all’ambiente, liberale), ricorse in Commissione contro lo sudo fiscale in una vertenza coronata dopo quattro anni da un successo dalla valenza multi-miliardaria, fece aprire un fascicolo sulla ricapitalizzazione della Banca d’Italia, creò la prima commissione antimafia del Parlamento Europeo e ne ottenne al presidenza, portò due italiani prima alla presidenza della cruciale commissione per il controllo dei bilanci (tradizionale feudo tedesco) e poi da lì alla direzione dell’ufficio anti-frodi OLAF, svolse un’azione sistematica di controllo del buon uso dei fondo europei, e molto altro ancora. Tutte cose che senza l’ALDE non sarebbero state possibili, se non in misura assai minore. Solo l’iniziativa per l’introduzione di un massimo di due mandati e per l’ineleggibilità dei condannati per una serie di reati gravi furono opera più del partito che del gruppo europeo, che pure non ostacolò in niente. Erano tutte queste battaglie proprie di un partito delle legalità come l’IdV? Certo. Ma erano anche tutte battaglie eminentemente liberal-democratiche. E chissà che i grillini non scoprano convergenze inattese e un sistema di sostegno ben più adeguato di quello conosciuto finora.
9) Quanto all’ALDE, la ventina di eletti del M5S non solo rafforzerà la sua compagine (che nei rapporti di forza del parlamento non è mai una cattiva cosa) ma soprattutto costituirà, almeno spero, una ventata di aria di malessere e di speranza che proviene direttamente da una parte significativa della nostra cittadinanza. Temi come quello del reddito di cittadinanza, per dirne una, o della sburocratizzazione dell’UE, o dell’incomunicabilità tra istituzioni e cittadini, o delle nuove forme di aggregazione, non sono affatto nuovi nell’ALDE, ma, insch’Allah, potrebbero essere posti come una linfa vitale che farà bene, altroché, ai liberal-democratici europei.
10) Non darei invece troppa importanza alla sventolata “autonomia di voto” che il M5S otterrebbe dall’ALDE. Non è una concessione strappata, e nemmeno un rischio per la coesione del gruppo: c’è sempre stata. Da ex-capo delegazione dell’IdV nell’ALDE, so bene quanto la disciplina di voto è sempre stata flessibile, anche molto flessibile, purché in un quadro di trasparenza decisionale. E di questa flessibilità certi liberali ne hanno fatto addirittura una questione ideologica.
11) Esiste, altroché, il rischio che tutto questo non funzioni o rischi di saltare con un primo incidente da una parte o dall’altra: una dichiarazione negazionista (ne abbiamo sentite da qualche eletto locale), una sparata colossale contro la libertà della stampa, un vertice con Trump, una crociata per una nuova austerità generalizzata, o qualche altra trappola tra le tante anche imprevedibili tipiche dei matrimoni improvvisati e delle forze politiche con una base ideologica volutamente leggera – diciamo così. E’ un rischio da correre? L’ALDE, e in particolare il suo presidente, pensano di sì, idem da parte grillina. In ogni caso sarà qualcosa di nuovo, un difficile laboratorio, ma appunto un laboratorio.
12) Resta alla fine il problema, quasi il dramma, della gente come me. Ovvero dei repubblicani, liberali, radicali, laici che in Italia non aderiscono all’ALDE per la paradossale ragione che “Farage non ci sarà più” e perché la natura del movimento è ancora in fieri, ma perché nell’ALDE credono la bontà della Dichiarazione di Stoccarda o del Manifesto di Ventotene (chiedere nel “blog” chi ne sappia qualcosa). Questa militanza italiana è stata finora la parte più fedele che l’ALDE abbia avuto non solo in Italia ma anche forse in tutta Europa, tenendo conto che è sempre rimasta vicina alle sue istanze anche in assenza di una rappresentanza parlamentare e pur alle prese con i mille temporanei transiti di altri sotto le bandiere del gruppo europeo. Una tenacia di presenza politica alla quale l’ALDE, in un certo senso, ha rimproverato la sua esiguità elettorale e a tratti anche la sua eccessiva esclusività nel rilasciare patenti di “buon liberale” a chi si è mostrato più forte nell’ottenimento del consenso dei cittadini. Mentre da parte dei liberal-democraici doc si è rimproverato più volte all’ALDE di imbarcare soggetti alieni tanto per far numero. Uno scontro noto, che con l’adesione del M5S diventerà anche più esasperato e porterà a qualche inevitabile e dolorosa rottura.
Perché in questa operazione ci potrà essere un vantaggio per l’ALDE e uno per i cinque stelle, ma più difficilmente per chi non vuole morire democristiano, post-comunista, o, ormai, "populista". Anzi, potrebbe essere una situazione letale: apparire come il sostenitore di una forza che ormai, di fatto, in Italia viene rappresentata da Grillo, significa vedere ridotto se non annullato il proprio spazio di azione e in certi ambienti anche di credibilità. Già le sento le domande del pubblico, i risolini da dietro le prime file, ai dibattiti che ci ostiniamo di organizzare -. e ai quali quasi mai si vede la partecipazione di un esponente europeo dell'ALDE - sul fatto che ormai, in Italia. l'ALDE è Grillo, con l'aggravante che Grillo dirà che lui ben si guarda dal rappresentare la liberal-democrazia, tutt'altro. Una posizione da acrobati, e già la vediamo la misisone impossibile di spiegare che l'adesione al partito è una cosa e la confluenza in un gruppo un'altra. "La vadano racocntare loro, i signori dell'ALDE", mi ha scritto un amico. E aggiungo che nessuno rimproveri Grillo di non aver consultato i suoi parlamentari europei. Perché nemmeno l'ALDE ha consultato la sua sezione ufficiale degli IM italiani, o i resti di quella disordinata, ma pur sempre molto generosa, tavola che si ritorò a lottare, chi più chi meno per la lista "ALDE Guy Verhofstadt Scelta Europea". Tra quelli lì, chi nel frattempo è approdato al PD, ora se la riderà sotto, ovvero ci riderà dietro. Come ci riderà dietro anche qualche grillino.
Che ne sarà, allora, di noi? Ci dovremo rassegnare a difendere le ragioni di questa alleanza o dovremo concludere che una vita al servizio di questa causa liberal-democratica europea si risolve in Italia non solo con la sconfitta ma anche con la beffa di essere irrisi e scartati da chi si è rappresentato per anni? Saranno i liberali e i repubblicani ancora orgogliosi si sventolare il simbolo dell’ALDE, a cui politicamente appartengono da sempre come fondatori anche se ormai non hanno più le risorse – finanziarie e di rappresentanza istituzionale – per aderire formalmente? I vari e faticosi tentativi in corso di riorganizzazione – vedasi i radicali o i repubblicani – non saranno spazzati via dal ciclone “M5S nell’ALDE”? Un destino ingrato e crudele pare delinearsi all’orizzonte. Qualcuno, disgustato se non addirittura mortificato, cercherà casa altrove – che so io, tra i verdi o tra i socialisti? E’ possibile, probabile. Come è possibile, probabile, che tra pochi anni nell’ALDE la presenza dei tanti grillini sia solo un ricordo – come lo sono ormai la Margherita o l’IdV. Si cercherà ancora nell’humus genuino dei liberali doc, ma molti se ne saranno andati e, come accaduto anche negli strascichi di Scelta Europea, fortemente voluta dalla dirigenza dell’ALDE, deprecheranno l’ennesimo errore.
Ma potrebbe andare anche diversamente. E forse questo straordinario Movimento Cinque Stelle, per i quale molti dell'ALDE hanno votato o per esclusione o proprio per simpatia spontanea, questa meteora della politica italiana che meteora non si è dimostrata, questi “impulsi del comico” di cui tante volte si è annunciata la fine imminente ma che invece finora non ha sbagliato quasi niente e che ha compiuto il capolavoro di riuscire a creare un signor movimento in un mercato dei partiti italiani altrimenti così chiuso e impenetrabile, insomma questo capitale politico che i re magi hanno improvvisamente portato in regalo all’ALDE – e viceversa – potrebbe diventare la linfa di una storia diversa. In nome di un'Europa che forse anche altri scoprono di volere, fortemente volere come la vogliamo noi, e fortemente diversa dall'attuale, come da anni ci sforziamo, da federalisti, di annunciare. Forse saremmo miracolosamente meno soli.
Beh, amici, ve lo dico francamente: la vedo dura. Ma sono anni che è dura, e da sempre ci piace metterci in posizione scomode, le più difficili, le più vitali. Ed essere liberali significa essere ottimisti, credere nella persona, nella sua intelligenza e anche nella sua trasformazione senza niente lasciare di quanto di buono ci sia già, e magari la convivenza nell’ALDE di due opposti in tutti i sensi - come il più grande e il più giovane dei movimenti e i più piccoli e i più antichi partiti storici - sarà non solo possibile ma anche sorprendente, partendo da alcune significative convergenze programmatiche. E farà bene all’Italia e all’Europa. Altrimenti, mi ripeto, dovremo fare quello che abbiamo da tempo imparato a fare: cavarcela da soli.

Roma, 9 Gennaio 2017